Confini, identità diverse e religiosità popolare. Le cappelle campestri a Lucento in periodo moderno e contemporaneo
di Walter Chervatin
CHERVATIN W., 2013, Confini, identità diverse e religiosità popolare. Le cappelle campestri a Lucento in periodo moderno e contemporaneo, in «Quaderni del CDS», n. 22-23, Anno XII, pp. 81-151
Abstract
L’articolo si occupa delle cappelle campestri di Lucento, cioè di quegli edifici sacri in cui viene anche celebrata la messa, distinti dalla chiesa patronale e dislocati nel territorio della parrocchia, per lo più nella sua area esterna.
Lo studio analizza un soggetto periferico (una realtà del contado torinese) da un punto di vista a sua volta periferico (le sue cappelle campestri).
Nel Settecento e nell’Ottocento, sono documentate a Lucento dieci cappelle soprattutto grazie alle relazioni periodiche dei parroci locali alla Curia e ai verbali inerenti le visite pastorali; alcune di queste esistono già dal Quattrocento, ma, allo stato attuale della ricerca, possiamo dedurre questa circostanza solo attraverso indizi.
Oltre all’aspetto devozionale, si sono delineati due principali nodi problematici.
Il primo tema emerso riguarda l’esistenza di identità sociali distinte da quella lucentina propriamente detta, che si riconosce inizialmente nella confraria del Santo Spirito e nel Settecento intorno alla figura di san Rocco, al quale è dedicata una cappella sita nell’area centrale. Si è riscontrata, infatti, la presenza di una dimensione comunitaria in Regione Cortazza facente riferimento alla chiesetta di San Grato della cascina Bellacomba, così come di una nella parte di Lucento che originaria-mente è un’area di terre comuni per il pascolo, soggetta nel tempo a vendite, usurpazioni, contenziosi e ridotta progressivamente a coltura; i residenti in quest’ultima zona, seppur mai organizzati in una dimensione di confraria, assumono un’identità particolare e fanno via via riferimento alle cappelle della Dorera, della Continassa, del Casino Barolo e della Galliziana.
Il secondo nodo problematico è inerente la labilità dei confini geogra-fici, dal periodo tardo medievale soggetti a spinte secessioniste a opera di alcuni grandi proprietari terrieri che mirano ad accorpare i loro possedimenti al territorio confinante sul quale in molti casi detengono cariche feudali. Le cappelle rivestono in questa circostanza un ruolo ambivalente: talvolta risultano uno strumento utilizzato dai proprietari per favorire le spinte centrifughe, mentre in altri casi sono simboli inclusivi che confermano la centralità della parrocchia, ad esempio durante le rogazioni.
CHERVATIN W., Boundaries, different identities and popular religiosity. The rural chapels in Lucento in modern and contemporary times
The article deals with Lucento’s rural chapels, that is, those sacred buildings where the Mass is also celebrated, distinguished by the patron church and located in the parish territory, mostly in its outer area.
The study analyzes a peripheral subject (a reality of the Turin region) from a peripheral point of view (his rural chapels).
In the eighteenth and nineteenth centuries, 10 chapels were documented in Lucento, mainly thanks to the regular reports of the local parishioners at the Curia and to the pastoral visits; some of them already existed since the fifteenth century, but, in the present state of the research, we can only deduce this fact through clues.
In addition to the devotional aspect, two main problematic nodes were outlined.
The first theme emerged concerns the existence of distinct social identities from that well-known lucentine, which is initially recognized in the confraternity of the Holy Spirit and in the eighteenth century around the figure of Saint Rocco, to which a chapel is located in the central area. In fact, there was a community dimension in the Cortazza Region, referring to the church of San Grato of the Bellacomba farmhouse, as well as one in the part of Lucento, which was originally a land area for pasture, subjected to time sales, usurpations, disputes and progressively reduced crops. The residents in the latter area, though never organized into a confrere dimension, assume a particular identity and refer to the chapels of Dorera, Continassa, Casino Barolo and Galliziana.
The second problematic node is inherent to the latitude of the geographical boundaries, from the late medieval period subject to secessionist pushes by some large landowners who aim to pool their possessions to the neighboring territory, which in many cases hold feudal charges. The chapels play in this case an ambivalent role: sometimes they are a tool used by the owners to encourage centrifugal pushes, while in other cases they are inclusive symbols that confirm the central-ity of the parish, for example during rogues.
AUTORE
WALTER CHERVATIN (Torino, 1968) è laureato in Storia sociale presso l’Università degli Studi di Torino con una tesi intitolata: Partecipazione religiosa in una comunità di antico regine: Lucento nella seconda metà del Settecento. È autore per questa rivista dei seguenti articoli: La cappella e la festa di San Rocco a Lucento (n. 9/2006), Sulla confraternita del Santissimo Rosario di Lucento (XVII-XIX secolo) (n. 13/2008); inoltre, è coautore con Giorgio Sacchi e Francesca Ortolano della scheda su La Confraria di Santo Spirito (n. 2/2003).